Per una democrazia sostanziale

Flavio Fusi PecciOgnuno di noi, per quanto umile e modesto, lascia una traccia, magari piccolissima ed evanescente, del proprio passaggio nel mondo in cui vive e in chi frequenta. Alcuni però, per doti proprie e per l’evolversi delle propria attività lasciano un impatto duraturo nel tempo grazie ad analisi e contributi innovativi che segnano in qualche modo il loro periodo, e risultano essere una potenziale guida anche per il futuro. Giuseppe Dossetti è certamente stato una di queste persone per tanti aspetti speciali e, allo stesso tempo, problematica nella sua coerenza e rigore esigente. Senza volere mitizzare inutilmente la sua figura, abbiamo voluto ricordarlo nel centenario della nascita.
Passate le elezioni ci siamo ritrovati in bocca l’amaro di un frutto marcito. Come se ogni speranza di ripresa delle “vera” politica (semmai ancora esistente nella devastante spirale in cui siamo piombati da troppi anni) fosse sprofondata di nuovo in uno stagno di incomunicabilità e tatticismi, sordi ad ogni esigenza di cambiamento e concretezza di fronte ad una derivamorale, economica e culturale oramai quasi irreversibile.
Che dire? Ognuno di noi pensa che si sarebbe potuto e dovuto fare qualcosa di diverso. Resta il fatto che il PD, conclamato “certo” vincitore dopo le primarie Bersani – Renzi, è naufragato nell’incapacità di affrontare e risolvere equivoci e contraddizioni sempre rimandate, confermando di essere non tanto un partito “ormai morto”, ma piuttosto un partito “mai nato”.
L’incapacità di cogliere il fortissimo segnale emergente da una società in disgregazione, in un contesto di crisi economica epocale, unita ad una legge elettorale volutamente perversa (e tuttavia proprio per questo gradita ad ogni apparato e/o leader “carismatico-mediatico”), ci ha portati ad una situazione di sbigottita rassegnazione da cui è estremamente difficile riemergere.
Che fare? Non bisogna rinunciare a provarci. Ma l’asticella è oramai posta ad un livello talmente alto da richiedere un ripensamento profondissimo dei rapporti e degli stili di vita dei singoli, delle istituzioni, degli attori sociali ed economici nazionali ed internazionali (europei, in particolare). Non sarà certo la insulsa e frenetica superficialità e provocatorietà dei 140-caratteri del “twitter-pensiero” a produrre il percorso di formazione, costruzione ed assunzione di responsabilità che serve per ricostruire dalle fondamenta questa società.
Infine, come sempre, anche in questo numero abbiamo raccolto qualche idea e alcune testimonianze su attività che mirano ad uscire da questo circolo vizioso ed inconcludente. Ma niente è facile.
In particolare, abbiamo provato ad approfondire per la nostra riflessione tre temi diversi e molto lontani fra loro, ma che tuttavia hanno a che fare con la vita nella nostra città.
Il primo riguarda il tema della evoluzione del faticoso processo che dovrebbe portare alla eliminazione delle province ed alla costituzione della città metropolitana (tema trattato qui ripetutamente).
Il secondo, legato ad una serie di tragedie che, come a Bologna negli anni delle stragi, hanno ripetutamente colpito anche la regione del Brabante-Vallone, in Belgio. Anche lì stragi assurde, tuttora completamente inspiegabili e, forse, volutamente inspiegate.
Il terzo legato all’economia solidale di cui riportiamo un esempio concreto: l’esperienza dei Gruppi di acquisto solidale attivi e partecipati. Questa come altre iniziative in controtendenza costituiscono un piccolo germe di speranza per il nostro futuro. Forniamo loro e spazio sostegno.
Flavio Fusi Pecci

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